Scientismo, a norma di legge

In un commento al mio articolo “No l’autismo, no!” di circa un anno fa, una collega “minacciata” per aver affrontato nel suo blog la tematica autistica in termini psicodinamici segnalò la presenza del mio suddetto articolo in una specie di lista di proscrizione nel sito di uno strano sodalizio che sembra passare il tempo ad affrontare con atteggiamento rissoso e linguaggio da osteria temi in cui sarebbero sensate ben altre atmosfere, con il puerile obiettivo di attrarre consensi verso uno specifico orientamento.

Naturalmente la collega avrà nel frattempo avuto modo di tutelarsi adeguatamente nelle sedi opportune e i lettori più avveduti avranno saputo discernere. Il mio pensiero in questo anno trascorso è andato invece a quei genitori che in preda al panico e in cerca di soluzioni immediate tendono per ciò stesso ad essere vulnerabili e dovrebbero essere tutelati: continuerò pertanto a contribuire nel mio piccolo soprattutto a questo fine, visto che la polemica bassa e sguaiata non appartiene a questo blog e non porta da nessuna parte.

In realtà quei personaggi sono solo gli ultimi di una lunga serie. Si accodano a certi fanatici della genetica e agli innumerevoli ultraorganicisti (questi sì “ultra”), che non perdono occasione per sostenere che l’approccio a base psicologica è superato, non scientifico e bla bla bla… E questo avviene oggi puntualmente con l’autismo (con lo sconcertante conforto per così dire “militante” di certi genitori) proprio come avviene quotidianamente fin dai tempi di Freud perfino con i sintomi più classicamente nevrotici, con l’evidente intento di sopraffare letteralmente qualsiasi approccio che non sia ispirato a miopi posizioni scientiste, dogmatiche e raziocinanti.

Inutile dire che i cosiddetti media generalisti, con inarrivabile doppiezza, ci mettono sempre del loro: a chi non è capitato di leggere di tanto in tanto titoli del tipo “scoperta la molecola dell’emozione” e simili amenità con tanto di studi a corredo, che al di là della loro stupidità di superficie servono essenzialmente a promuovere e consolidare nel malcapitato lettore la percezione dell’onnipotenza delle scienze positive.

Sono gli stessi che, per dirne una, un giorno sì e l’altro pure piegano un gigante della psicologia come Carl Gustav Jung a “filosofo”, cioè l’esatto contrario di quanto egli stesso teneva a dire di sé, tradendo il fatto di conoscere poco o nulla di quello che scrivono. Col passar del tempo si comprende che non di sola ignoranza si tratta: è la cosiddetta guerra alle «psi», l’interessata resistenza a riconoscere l’esistenza di tutto ciò che ha a che fare con psicologia, psicoterapia, psicoanalisi, con la sola eccezione della psichiatria che quale branca medica è da sempre il catalizzatore di elezione sotto il quale nelle stanze del potere, e quindi per i media generosamente sovvenzionati direttamente e/o indirettamente con denaro pubblico, si cerca di piegare tutto quello che è «psi».

“Nella società ipermoderna l’uomo vive come particella elementare: il senso di solitudine e la difficoltà delle relazioni prendono forma di sintomo, mentre l’immaginario di una soluzione magica, redentrice, capace di riscattare immediatamente l’insoddisfazione dell’esistenza con un colpo d’ala (rapido quanto lo sono premere un pulsante o inghiottire una pillola) condiziona sempre più le aspettative. Questo trasforma le modalità di controllo sociale che, non potendo più far leva su un autorità forte, tramontata insieme all’epoca disciplinare, fanno poggiare le loro istanze su quel surrogato contemporaneo dell’autorità che è l’efficacia della scienza. Il rigore della scienza è la maschera moderna che il potere indossa per fare apparire inevitabili le proprie decisioni. Il confronto politico prende allora le sembianze del dibattito epistemologico, e in anni recenti abbiamo visto la psicoanalisi messa sotto assedio da epistemologi positivisti la cui pretesa neutralità poggiava solo sulla retorica. Non appena si vuol forzare il metodo scientifico al di fuori del proprio campo di pertinenza, che è il mondo dell’oggettività, quel che si produce è lo scientismo, ovvero la veste ideologica di una politica imperialista tesa al conformismo universale. L’uso fuorviante delle parvenze scientifiche a fini di potere, messo in circolazione nelle coscienze dai mezzi di comunicazione di massa, è il Moloch con cui abbiamo a che fare nei nostri tempi, il mostro che addormenta le nostre angosce divorando le nostre brame, che rassicura i cuori e spegne gli aneliti, che finge di suturare la divisione soggettiva velando ai nostri occhi la presa dell’inconscio sulla vita, e che conforma il desiderio dei soggetti al mercato globale delle paccottiglie.”

(M. Focchi, 2007)

Si può condividere ogni singola parola di questo brano della premessa di Marco Focchi a L’Anti-libro nero della psicoanalisi, in cui Jacques-Alain Miller, studioso depositario dell’eredità scientifica e culturale di Jacques Lacan, coordina la risposta all’attacco veemente e a tratti alquanto rozzo portato avanti in Francia dagli autori del Libro nero della psicoanalisi con l’obiettivo visibile di screditare la teoria freudiana, e non sarebbe certo la prima volta, giungendo a tal punto da destituirla di ogni valore e farle terra bruciata intorno, e con l’obiettivo occulto di realizzare un’operazione in cui agiscono quali “portabandiera delle terapie cognitivo-comportamentali, e attraverso queste, e attaccando la psicoanalisi, assecondano la tentazione di ogni burocrazia e di ogni Stato di appoggiarsi a metodi quantitativi, a statistiche e a valutazioni «scientifiche» capaci di offrire regolamentazioni con cui far funzionare l’apparato sociale”.

L’INSERM, Institut national de la santé et de la recherche médicale, si è infatti fatto carico puntualmente di interpretare queste esigenze di parte per una convergenza di interessi: poter ridurre qualsiasi trattamento psicologico a mero protocollo, così da avvicinare l’atto psicoterapeutico a una procedura codificabile che, adeguatamente protocollata, può essere somministrata a seconda della gravità da uno dei corrispondenti operatori della gerarchia medica, come un vera e propria procedura automatica, in un agghiacciante fast-food della terapia.

Alcuni di voi penseranno che questo accade in Francia, e che in Italia per fortuna ciò ancora non accade. Sbagliato. L’ISS, il nostro Istituto Superiore di Sanità recentemente ci ha dato un saggio di quella che evidentemente dovrà essere la musica da suonare anche in Italia: il 26 gennaio infatti sono state presentate a Roma dall’ISS le linee guida per l’autismo e indovinate un po’ che cosa raccomandano alle Regioni (che nel nostro Paese sono organismi che decidono autonomamente in fatto di sanità) come unico strumento terapeutico? L’adozione della tecnica neo-comportamentale ABA (Applied Behaviour Analysis), che tra l’altro è proprio la nostra vecchia conoscenza in nome della quale c’è gente che scorrazza per il web a dispensare “minacce” e affibbiare epiteti poco lusinghieri. Vengono, quindi, escluse tutte le altre esperienze cliniche italiane ed estere che considerano l’individuo nella sua complessità e che utilizzano metodologie diverse per validare i propri studi. Ne deriva, com’è ovvio, il fatto che in ambito clinico si imporrà l’attuazione di una sola linea di trattamento senza possibilità di scelta né da parte del paziente, né dell’operatore.

Le successive osservazioni di Marco Focchi nella citata premessa sono ancora una volta molto più che appropriate:

“Si vede l’ispirazione di fondo di tutta questa spinta regolativa: dietro la parvenza della tutela del paziente c’è la preoccupazione amministrativa di gestire un territorio che fino ad ora si è organizzato da sé, rispondendo non alle esigenze di mercato ma ai quesiti profondi delle persone. Il mercato sazia di oggetti, dove la psicoanalisi offre parole. Sono però le parole che entrano nelle questioni fondamentali dell’esistenza, quelle sulla vita, la morte, il sesso, l’amore. La medicina non ha strumenti per gestire la sofferenza che si genera da tali questioni e che ingombra e assilla il pensiero o si riversa sul corpo. Gli amministratori non avranno mai abbastanza fondi per organizzare soluzioni al problema «Perché gli uomini e le donne vogliono cose diverse dal sesso e si tormentano per questo?». Avvicinarsi a questi temi fa gridare all’ideologia, anatema che lo scientismo getta su tutto ciò che non obbedisce alla sua ideologia, quella fatta di Evidence based Medicine, di dati empirici soggetti alla quantificazione, di una lingua matematica che, sottratta al libro della natura, in cui Galilei l’aveva per primo decifrata, viene imposta all’umano che vi smarrisce la propria libertà. Quel che nelle leggi di natura è universale, trasposto all’umano è totalitarismo. Per questo motivo nell’avanzare imperioso dell’ideologia scientista scorgiamo lo spettro di un autoritarismo che speravamo di aver relegato tra i brutti ricordi.”

(M. Focchi, 2007)

Oggi 2 aprile ricorre la Giornata Mondiale dell’Autismo e gli autorevoli colleghi dell’Istituto di Ortofonologia di Roma promuovono una petizione per riaprire il tavolo sulle linee guida presso l’ISS, così da poter scongiurare quello che si presenta come un sinistro colpo di mano con effetti potenzialmente devastanti e contribuire al riequilibrio tra i molteplici apporti necessari per comprendere e risolvere una questione complessa in cui ci sono in realtà pochissime certezze. Pensateci, in fondo è già successo altre volte in forme diverse: la depressione medicalizzata e il Prozac, l’ADHD e il Ritalin, perfino le numerose pandemie fantasiosamente ipotizzate nell’ultimo decennio e i relativi costosi vaccini ci ricordano che la fabbrica delle malattie è sempre all’opera per farci credere che in noi si è rotto qualcosa e bisogna ripararlo, come in un automobile o in un aspirapolvere, con il farmaco appositamente pensato per quella malattia. E l’approccio cognitivo-comportamentale è in fin dei conti figlio della stessa logica.

Riferimenti bibliografici

Miller, J-A. (a cura di) (2007). L’Anti-livre noir de la psychanalyse (Seuil: Paris, 2006). Trad.it.: L’anti-libro nero della psicoanalisi (Quodlibet, Macerata 2007).

Meyer, C. (a cura di) (2006). Le Livre noir de la psychanalyse. Vivre, penser, et aller mieux sans Freud (Éditions des Arènes: Paris, 2005). Trad.it.: Il libro nero della psicoanalisi (Fazi, Roma 2006).

Greenberg, G. (2011). Manufacturing Depression. The Secret History of a Modern Disease (Simon & Schuster: New York, 2010). Trad. it.: Storia segreta del male oscuro (Bollati Boringhieri, Torino 2011).

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