Ma tutto questo una madre non lo sa

Sia nel gioco come nel disegno infantile il bambino proietta i suoi desideri, i suoi affetti, le sue frustrazioni ossia tutto quel materiale che con un’unica parola definiremo “fantasmatico”. È proprio dal materiale fantasmatico, la cui utilità è incontestabile per riconoscere i derivati del suo inconscio, che capiamo l’esatta evoluzione dello sviluppo del bambino e abbiamo un’idea clinica sulla elaborazione della sua pulsione. Una esatta ricostruzione di una patologia infantile si fonda da ultimo sul rapporto fra fantasma e realtà.

Ma che cosa significa per un bambino, nelle sue espressioni ludiche ed immaginative, vivere un cosiddetto fantasma?

Per chiarire questo punto è importante cercare di definire, alla luce degli scritti di Freud, l’origine dei fantasmi inconsci.

Che siano coscienti e manifesti, oppure inconsci e rivelati sol­tanto nel gioco o nel disegno, i fantasmi sono espressione della soddisfazione di un desiderio e per questo si possono definire come fantasmi di desiderio.

In Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico del 1911, Freud sottolinea che, nella misura in cui proteggono l’Io dall’ango­scia provocata dalla tensione istintuale, i fantasmi possono essere paragonati ad una fantasticheria in cui le insufficienze della realtà sono compensate dalla produzione di realizzazioni di desideri: in un certo senso il fantasma è anche una compensazione al sacrificio imposto dal prin­cipio di realtà. I fantasmi sono faccia­te innalzate per sbarrare la via ai ricordi, ma al tempo stesso servono a modificare e purificare i ricordi, e si costituiscono partendo da precedenti impressioni riferentisi ad avvenimenti passati che vengono poi usate solo in un periodo successivo.

Ne L’interpretazione dei sogni, Freud mostra che i fantasmi hanno in comune con i sogni molte proprietà: come i sogni, anch’essi soddisfano desideri, si fondano in gran parte sulle im­pressioni infantili e in una certa misura godono di un allentamen­to della censura. Il desiderio che opera in essi ha riorganizzato il materiale, conferendogli una forma nuova. Il rapporto dei fanta­smi con i ricordi infantili che costituiscono il loro materiale – sottolinea Freud – è as­sai simile a quello che certi palazzi barocchi di Roma hanno con le rovine degli edifici antichi, i cui pavimenti e le cui colonne han­no fornito il materiale per le costruzioni più recenti.

Nel celebre saggio sulla Gradiva Freud considera i fantasmi come derivati modi­ficati e deformati dei ricordi d’infanzia, che non possono trovare accesso alla coscienza se non in forma alterata. Freud vede nei fantasmi il risultato del compromesso nella lotta fra il rimosso e ciò che domina nel pre­sente, e come risultato di questo compromesso i ricordi si ritrovano trasformati in fantasmi.

Nel saggio intitolato Il poeta e la fantasia Freud sottolinea che il movente del fantasma è un desiderio insoddisfatto, e mostra che ogni fantasma è la soddisfazione di un desiderio o la correzione di una realtà insoddisfacente. Per Freud i due tipi principali di desideri in gioco sono i desideri ambiziosi e quelli erotici.

Freud in questo stesso saggio afferma che i fantasmi:

  • non sono inalterabili;
  • si adattano alle nuove impressioni della vita del soggetto;
  • si modificano man mano che avvengono nuovi cambiamenti nella situazione;
  • ricevono per così dire un’impronta datata da ogni nuova impressione.

Freud mostra che il fantasma si evolve in tre fasi nel corso del tempo:

  1. un’impressione immediata che risveglia uno dei principali desideri del soggetto;
  2. questo desiderio risveglia il ricordo di un’esperienza remo­ta (di solito un’esperienza infantile in cui il desiderio è rimasto insod­disfatto);
  3. il fantasma crea allora una situazione nel futuro, che rap­presenta la realizzazione del desiderio.

I fantasmi sono quindi produzioni immaginarie che soddisfano il desiderio o cercano di soddisfarlo, un insieme di fantasticherie che se sono inconsce vengono trattate come se fossero proprio avvenimenti reali.

Più l’Io del bambino partecipa al­l’organizzazione del contenuto in produzioni immaginarie che soddisfano il desiderio e più produce fantasmi, che possono essere vissuti nelle sensazioni o prendere la forma di immagine plastica e di rappresentazione dram­matica.

Per esempio, il bambino che gioca alla guerra e spara con pistole ad acqua ai suoi amici esprime molto spesso una gratificazione allucinatoria del desiderio tramite questa regressione ludica: il desiderio è spesso anche una semplice ambizione del bambino di essere il più aggressivo tra amici fragili.

Ma anche il bambino che mentre fantastica disegna una casa al cui interno situa se medesimo con sua madre e suo padre, e colloca fuori dalla casa il fratellino e la sorellina, sta soddisfacendo il suo mondo interiore fantastico: vive una relazione privilegiata con i suoi genitori con l’esclusione immaginaria dei fratellini, con i quali non vuole spartire il cibo. In questo caso il cibo rappresenta l’affetto o l’amore dispensato proprio dai genitori.

I mezzi di espressione del fantasma sono forniti al bambino dall’ambiente e più sono forniti al bambino strumenti per esprimere i suoi fantasmi più il bambino vivendoli permette all’adulto di conoscerli.

Si è detto che il gioco o l’attività espressiva sono per il bambino comportamenti manifesti legati a fanta­smi latenti: un fantasma è a sua volta a tutti gli effetti un gioco interiorizzato che può esteriorizzarsi in attività ludica. Un’attività espressiva, grafica o linguistica, un disegno, una recitazione cessano di essere semplici esercizi e si caricano di affetti proibiti, pericolosi, conflittuali, permettendo di capire molto del materiale fantasmatico del bambino.

La madre, giocando col bambino, ne esplora i fantasmi parlandone spesso senza averne una esatta comprensione.

Esplicitare un fantasma con la propria madre significa per il bambino conferirgli una forma accettata, quindi accettabile: significa uscire finalmente dalla solitudine del desiderio e della paura. Ma tutto questo una madre non lo sa.

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