Crescere per trasformarsi in persona adulta significa lasciare dietro di sé o eliminare parte di ciò che ha costituito il bambino e diventare per molti aspetti qualcun altro: non tutti diventano veramente adulti e questo è dovuto alla povertà dell’Io.
Proprio come il bambino attribuisce al padre la responsabilità di tutte le sue inevitabili privazioni, angosce e sofferenze, così la maggior parte degli individui con un “Io povero” – infelici, sfortunati o falliti – cerca frettolosamente qualche capro espiatorio che tolga loro ogni responsabilità.
I nazisti con il loro Io povero avevano elaborato un meccanismo paranoide particolarmente astuto, e dal loro punto di vista di grande successo: per riuscire a rimanere infantili asserirono con la forza che l’esistente era stato avvelenato da un gruppo malvagio di persone, gli appartenenti alla razza ebraica. Le conseguenze della loro affermazione hanno fatto inorridire il mondo.
La povertà dell’Io crea nell’individuo una profonda disperazione: in molti casi però questa non viene percepita dall’individuo stesso e viene prontamente coperta con uno stato di esaltazione, che genera spesso una caratteristica tendenza a forme di violenza.
Chi in tutto il mondo ha speculato e continuerà a speculare finanziariamente scommettendo perfino sul prezzo dei cereali – ad esempio con i famigerati contratti future – ha contribuito ad un’escalation dei prezzi che negli ultimi due anni ha affamato almeno cento milioni di persone, incurante dei tre milioni e mezzo di bambini che ogni anno muoiono di fame. E sta dalla stessa parte degli spietati signori della guerra e dei trafficanti di armi, che scorazzano indisturbati in molti paesi del terzo mondo.
Possono essere molto diversi tra loro i poveri dell’Io.
Un Io non povero è l’Io di una persona adulta: essere veramente adulti significa saper accettare i limiti che un’esistenza impone.
Con questo post Ri-vivere partecipa al Blog Action Day 2008, dedicato al tema della povertà.
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