Il piombo e l’oro

Campagna "No Prozac to children"

Campagna “No Prozac to children”

La notizia risale al giugno scorso e se non riguardasse creature inconsapevoli sarebbe da considerarsi così squallida da non meritare commenti.

Una volta per tutte: l’uso dello psicofarmaco nel bambino è una futile tecnica per agevolare i genitori, le istituzioni e l’intera società nel preciso compito – che già gli viene abbastanza spontaneo – di rimuovere radicalmente le cause dei problemi psichici e poter lavorare indisturbati solo sugli effetti comportamentali.

Lavorare sugli effetti comportamentali piuttosto che analizzare e curare le cause di una patologia infantile, fa sì che queste ultime si amplifichino per poi esplodere sotto forma di vere e proprie patologie irreversibili. Esempio: somministrare al bambino un farmaco al fine di ridurne l’aggressività e non tener conto delle vere cause di questo atteggiamento, quali un’atmosfera di base negativa, un complesso edipico – paterno o materno – negativo e tante altre variabili, significa portare il bambino ad avere un comportamento oggi più docile, inevitabilmente destinato a trasformarsi domani in una condotta delinquenziale. Il farmaco inibisce nell’hic et nunc, nel “qui ed ora”, un comportamento patologico per farlo riemergere in futuro come personalità patologica.

Jung dice ne La psicologia del Kundalini-Yoga: “[…] Molti individui hanno dimenticato che ci sono fuochi sepolti che ancora ardono. Sono inconsapevoli che i centri inferiori non risolti sono roventi, come il fuoco a lungo dimenticato sotto cenere. Se però si toglie la cenere, sotto ci sono le braci incandescenti. Come si dice dei pellegrini della Mecca che lasciano i loro fuochi sepolti sotto la cenere e che, quando ritornano l’anno successivo, ritrovano le braci ancora incandescenti”.

Ci sarebbe da considerare che ancora una volta si demolisce in un sol colpo il lavoro di una intera schiera di scienziati – ben diversi da quelli che oggi si è abituati a considerare tali, segaossa-commercianti glorificati da una sistematica disinformazione mediatica e ben attenti a proteggere i propri interessi, soprattutto economici – che hanno fatto la storia della psicoterapia, oltre che il paziente lavoro quotidiano di comuni psicoanalisti e psicoterapeuti, che operano tutti i giorni con risultati considerevoli, vista la condizione di svantaggio in cui si trovano ad operare rispetto ad una classe medica spesso e volentieri onnisciente e onnipotente, forte di poteri forti, che medicalizza ad oltranza una società già ipermedicalizzata.

È allora superfluo commentare il grave provvedimento dell’Agenzia Europea per il Farmaco.

È invece necessario coltivare ed educare le coscienze dei genitori ad affrontare il grande caos del mondo: essi sono gli unici a poter curare i propri figli.

E proprio ai genitori che scelgono di educare alla personalità e non al farmaco i propri figli spetta sempre più il compito di integrare una nuova etica, che porti se stessi ad ascoltare la propria voce interiore e a non accettare, con l’aiuto di una coscienza morale, pseudovalori che una collettività malsana cerca di radicalizzare.

La coscienza del genitore non è una fatalità, né il mondo di valori della coscienza genitoriale una pura illusione. La vera coscienza porta i genitori ad integrare i disvalori collettivi, a scoprire forme di moral insanity del collettivo, ad essere sempre più liberi da illusioni e ricchi, finalmente, di intuizioni e comprensioni profonde.

E a questi genitori – che capaci di una forte personalità “etica” non “portano il contagio” di una collettività malata – sono dedicate dieci regole d’oro, suggerite dai maestri della psicoanalisi che si occupano di nevrosi infantile:

  1. È impossibile trattare tutti i “bambini-problema” senza un intervento profilattico e curativo nei confronti dei genitori;
  2. L’espressione dei disturbi del bambino varia essenzialmente in base alla tolleranza dei genitori;
  3. Molti dei conflitti che oppongono i bambini ai loro genitori, o a sostituti genitoriali, sono reali e coscienti e non legati a processi di fantasia infantile;
  4. Ogni progressiva acquisizione del lattante deve essere notata dal genitore, perché è una testimonianza nella storia di un bambino dei suoi progressi o delle sue difficoltà;
  5. Non c’è nevrosi infantile senza perturbazioni profonde nella psiche dei genitori;
  6. Una nevrosi infantile è spesso legata ad una madre rigida, a dei genitori incoerenti, a consigli educativi applicati in modo ossessivo;
  7. L’esistenza di turbe del comportamento del bambino non è necessariamente segno di nevrosi;
  8. Il complesso edipico è il fulcro dei disturbi nevrotici nel bambino;
  9. Curare fissazioni e conflitti che sottostanno alla nevrosi infantile significa ottenere futuri adulti sani;
  10. L’Io apparentemente forte di un bambino può nascondere un Io “calcificato”, capace di nascondere gravi patologie.

Genitori, leggete e diffondete. A queste regole saranno aggiunte altre: spetta a voi la scelta tra la complessità di tutto ciò che concerne lo sviluppo della nevrosi infantile e l’uso inappropriato di una sostanza chimica al solo fine di ingenerare squilibrio (imballance) nello sviluppo infantile.

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