Il bambino che non racconta fiabe

Il problema del bambino che non immagina o ha immagini insufficienti risale fino a quando la psicoanalisi si è posta il problema dell’esistenza di una nevrosi infantile. In questo caso al bambino “non viene niente in mente”, non riesce a disegnare e soprattutto non esprime fantasie nel gioco da solo e con gli altri suoi coetanei.

Il bambino, in queste forme di disturbo, mostra di avere una grossa autorità interna che può essere la risultante di incorporazione di stili familiari autoritari, di costellazioni familiari particolarmente difficili.

La severità di questa istanza morale interiore, detta severità del Super-io, si erge contro l’Io del bambino come avvocato del suo mondo interiore, lo depotenzia rendendolo incerto, timido, restringendo la sua attività mentale liberamente creativa e aumentando il conflitto nevrotico: queste forme di autorità interna sono il punto di partenza dell’evolversi di una situazione nevrotica.

È dal conflitto che nasce l’assenza dell’immaginario e questi bambini necessitano di tecniche di appoggio da parte della famiglia, come di operatori specializzati, per socializzare la propria natura pulsionale, i propri desideri, le tante fantasie assurde che fanno di un bambino un vero bambino. L’atteggiamento di viziare il bambino e di trattarlo con indulgenza rinforza negativamente la sua rigidità e di conseguenza aumenta il deficit nell’immaginazione: appena il bambino presenta delle difficoltà, l’adulto accorre in suo aiuto con suggerimenti e sostituzioni, attenua le sue tensioni e lo tranquillizza. Un comportamento simile instaura una relazione in cui l’adulto assume il ruolo del padre buono e amato, che tutto può e tutto sa, e al bambino è riservato il ruolo di lattante a cui infine è “concessa la felicità” di essere guidato e protetto, soprattutto nelle sue carenze. Si tratta naturalmente di una “felicità” nevrotica, che l’adulto, sollecitato dal bambino, crea a partire dai propri bisogni nevrotici.

Sviluppare l’immaginazione significa portare il bambino a partecipare alle proprie emozioni, accettare le sue angosce e paure.

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