Educatori addestrati nell’analisi del disegno infantile

Nell’attuale contesto della psicoanalisi infantile l’utilizzazione del disegno è pratica corrente. Il disegno è per il bambino il miglior modo di espressione simbolica, intermedio tra il gioco e la parola. Il bambino è capace di utilizzare il disegno come l’equivalente delle libere associazioni utilizzate nell’analisi degli adulti. Infatti un analista esaminando i disegni del suo piccolo paziente si accorge che il bambino trascura quei pochi valori morali tipici della sua età, cancella o non bada alle conseguenze delle sue rappresentazioni artistiche, proclama la libertà degli impulsi come fini a se stessi, non evita la sua nevrosi, anzi la manifesta con precisi tratti di impulsività morbosa, sensi di colpevolezza, identificazioni anormali. Tutto ciò che viene prodotto nel disegno infantile, sia esso normale o disturbato, è collegato al mondo interiore dello psichismo infantile ma soprattutto con il suo mondo pulsionale: proprio il disegno dà al bambino l’occasione di proiettare vissuti che racchiudono i tanti errori compiuti dall’ambiente in cui è vissuto.

Il disegno, come il gioco, permettendo una buona visualizzazione delle cause di una patologia infantile, può essere usato in maniera efficace e opportuna non solo in analisi infantile ma anche in tutti i contesti educativi che hanno come oggetto di studio il bambino.

Si potrebbe simbolicamente dividere l’uso del disegno in un àmbito curativo e un àmbito educativo, per rendersi conto che in entrambi si cercano le stesse finalità; la differenza essenziale sta nel fatto che mentre un analista infantile analizza i motivi inconsci nella produzione artistica del bambino, l’educatore ne scorge quelli reali o comportamentali. È quindi di grande utilità che un educatore sia in grado di leggere i tanti motivi inconsci che permeano il disegno del bambino, non per curare ma per poter educare correttamente, giovandosi fino in fondo dei vantaggi di una comprensione psicoanalitica.

Gli educatori orientati alla psicoanalisi chiedono al bambino di pronunciarsi liberamente, giocando e disegnando secondo i propri capricci, consapevoli che si tratta del miglior modo per sciogliere i conflitti infantili. Essendo addestrati sui motivi inconsci che sottostanno al fare infantile riescono ad ottenere una migliore comprensione, per poter poi agire su ogni cattiva abitudine strettamente correlata ad un’educazione non corretta, ricevuta anche in un passato recente. Marie Bonaparte è convinta che “le nevrosi e gli sviluppi sbagliati producano un’infinità di sofferenze e di danni per l’individuo, la famiglia, la società e la nazione” e se ne può dedurre un invito ad utilizzare tutti i mezzi che la psicoanalisi mette a disposizione per prevenire e curare.

Se l’educatore perde il mondo infantile del desiderio e della pulsione o, ancora peggio, non riesce a gestire gli strumenti per coglierlo, rischia di negare molte cose che il bambino raffigura nel suo disegno, o di trarre conoscenze sbagliate e incomplete. È un grave limite non comprendere che il bambino con un foglio e una matita è capace di rappresentare la propria emotività infantile e il suo Io corporeo normale o patologico. Non comprendere la patologia infantile racchiusa in un disegno, diretta conseguenza – è il caso di ripeterlo – di errori educativi commessi nella prima infanzia, genererà senz’altro future patologie deformanti, difetti del carattere, perversità polimorfa e riduzioni della capacità produttiva.

Lo psicoanalista infantile sa molto bene che le nevrosi adulte possono in molti casi essere prevenute o guarite già durante l’infanzia: diventa decisiva la capacità di genitori ed educatori di cogliere gli indizi di una nevrosi imminente o futura e garantirsi così la possibilità di correggere gli impulsi del bambino. Il disegno e il gioco, in quanto principali strumenti educativi, devono da subito sostituire rimproveri, intimidazioni, divieti, minacce, severità e condanne, che incrementano nel bambino in modo morboso il senso di colpevolezza, confondendolo a tal punto da perdere la fiducia nei genitori o negli stessi educatori. Probabilmente gli stessi educatori scelgono quest’ultima strategia educativa perché sono in realtà influenzati dal morboso timore del proprio mondo interiore, ma intanto compromettono l’armonia tra il bambino e i suoi impulsi, tanto desiderabile per la sua maturità e per una sana capacità di amare. A questo proposito Heinrich Meng dice: “L’impulso sessuale viene tramutato in qualche cosa di cattivo e di colpevole, e lo sviluppo sessuale normale viene turbato. La rimozione che si avvera sotto la pressione di una paura di colpevolezza apre la strada alla nevrosi”.

Solo chi ha visto nel bambino il miglioramento che si verifica nel suo comportamento, la gioia di vivere che esprime, l’aumentata facoltà di adattarsi alla vita, sente il bisogno e la necessità di propagare tra gli educatori o gli stessi genitori la diffusione di conoscenze psicoanalitiche.

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