Sia nel gioco come nel disegno infantile il bambino proietta i suoi desideri, i suoi affetti, le sue frustrazioni ossia tutto quel materiale che con un’unica parola definiremo “fantasmatico”. È proprio dal materiale fantasmatico, la cui utilità è incontestabile per riconoscere i derivati del suo inconscio, che capiamo l’esatta evoluzione dello sviluppo del bambino e abbiamo un’idea clinica sulla elaborazione della sua pulsione. Una esatta ricostruzione di una patologia infantile si fonda da ultimo sul rapporto fra fantasma e realtà.
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